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Intelligente, curioso, irrequieto, vagabondo, il pittore veronese Giovan Francesco Caroto fu operoso a Mantova, alla corte dei Gonzaga, sotto l'egida di Mantegna; a Milano, al servizio di Antonio Maria Visconti; a Casale Monferrato, alla corte del marchese Guglielmo Paleologo. Conobbe e apprezzò la pittura fiamminga e nordica (tra Milano, Verona e Venezia), ma anche Raffaello e i suoi seguaci, tanto da rendere credibile l'ipotesi di un suo viaggio di studio a Roma. Esercitò la pittura, la miniatura, il disegno naturalistico, la medaglistica, la statuaria. Si dedicò soprattutto alla pittura religiosa, sia pubblica sia privata, ma raggiunse forse i suoi esiti più personali e felici nel ritratto e nella pittura di paesaggio. Questo volume è il primo strumento di carattere monografico dedicato a Caroto da cinquant'anni a questa parte. Oltre ad affrontare i diversi aspetti della sua attività con una serie di saggi e con schede dedicate alle sue opere più importanti, esso presenta un regesto documentario completo, un'antologia della fortuna critica e una panoramica della sua presenza nel collezionismo veronese. Viene analizzata anche la figura del fratello Giovanni, che fu anch'egli pittore, ma soprattutto archeologo, antiquario e probabilmente architetto.